COME LAVORA IL DIAFRAMMA?
Muscolo considerato sin dall’antichità come essenziale della respirazione, ha visto il suo ruolo interpretato in più modi.
Una sola certezza, la sua contrazione al momento della nascita, segna il passaggio dalla vita fetale a quella extrauterina.
Un po’ di anatomia e non solo
Anatomicamente, ha la forma di una cupola che separa la parte superiore del busto da quella inferiore contenente i visceri addominali.
E’ collegato posteriormente da pilastri fibrosi alle vertebre lombari.
Questo aspetto pone subito in relazione la biomeccanica vertebrale con la funzionalità del diaframma (elasticità, ampiezza del movimento etc.) e può quindi indicare come sia indispensabile il lavoro diaframmatico nella risoluzione dei dolori vertebrali.
Il muscolo presenta 3 grandi orifizi
– Orifizio aortico (passaggio dell’aorta e del dotto linfatico)
– Orifizio esofageo (esofago e alcuni nervi)
– Orifizio della vena cava inferiore
Anche questi dati anatomici indicano quanto la tensione diaframmatica sia importante per lo stato di salute dell’intero organismo.
E poi troviamo la funzione respiratoria, regolata dal sistema nervoso autonomo, può essere modificata, almeno in parte, dalla volontà.
Un ulteriore aspetto poco considerato è quello energetico.
Data la sua forma a cupola, il diaframma è orientato sia verso l’alto (il cielo) che verso il basso (la terra), che nella medicina cinese corrispondono a due energie complementari Yang e Yin.
Da un punto di vista spazio-temporale, è un muscolo del tempo così come il cuore con i suoi battiti.
In medicina indo-tibetana è legato all’attività del 3° chakra.
Oggi viene definito anche “muscolo della serenità” termine coniato da Andrew Taylor Still fondatore dell’osteopatia che vedeva in un diaframma bloccato la causa di numerosi problemi emozionali.
Quali funzioni svolge
Riassumendo un diaframma libero ci permette di avere:
– Buon apporto di ossigeno
– Libera attività venosa, arteriosa e linfatica
– Efficiente attività digestiva
– Serenità
Vi pare poco?
Come migliorare
Il primo passo come sempre è sperimentare la consapevolezza del gesto, in questo caso dell’atto respiratorio.
Anche solo osservare come se fossimo esterni al nostro corpo può darci una serie di indicazioni relative al tempo, alla lunghezza, alla localizzazione, al ritmo del nostro respiro.
Attenzione non bisogna mai entrare in una modalità critica, il nostro respiro, visto che ci ha accompagnato fino ad adesso è perfettamente funzionante e non c’è nulla di sbagliato.
Tuttavia alcune fasi della nostra vita, dove la tensione emotiva gioca un ruolo pesante, possono condurci ad un respiro “corto”, poco efficiente, ed a volte anche corresponsabile di dolori alla schiena.
Quando il diaframma lavora contratto, coinvolge le vertebre lombari creando tensione, da lì il passo al mal di schiena è breve.
Quindi che fare?
Ecco alcuni suggerimenti :
- Osservazione del respiro
- contate per scoprire quanto tempo ci vuole per inspirare e quanto per espirare
- Mettendo una mano sull’addome, sotto l’ombelico, provate a spingere in fuori la pancia come un palloncino.
- Sdraiati su un fianco con le gambe flesse vi accorgerete che il respiro diventa calmo e profondo. Molto rilassante.
Buon respiro
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